mercoledì 12 marzo 2008

Il ritorno del Nomade

9/3/2008 Rifugio D’Ugni


Un po’ di storia


Io amo la Majella.

Per me questa montagna ha un’importanza particolare,non paragonabile ad altre.

Mi si apre davanti andando al lavoro in ogni giornata senza nubi,guardando a ovest Lei chiude l’orizzonte con il suo magico profilo:elegante,mastodontico,superbo.

Insomma io so che Lei è lì,anche se non si vede.Per me è una vera e propria presenza,una cosa viva.

E’ La Montagna.

Già da bambino mi chiedevo come fosse lassù,ma non pensavo minimamente che un giorno sarei andato a vedere…

Questo giorno arrivò quando avevo più o meno 20 anni,con un gruppo di amici più grandi di me,che già la frequentavano.Nel Dicembre di diverse passate primavere uno di loro mi disse:”Ti va di venire 3 giorni in montagna? Andiamo in un rifugio sopra Palombaro a 1800 metri di quota”.Al che io risposi:”Mah,perché no?”

Ma non mi rendevo assolutamente conto dei loro diabolici piani…e non avevo la minima idea di dove si trovasse tale rifugio.

Il loro programma prevedeva di salire per la sterrata della forestale che arriva fino al rifugio Martellese e di fermarsi al D’ugni.

Codesto gruppetto di pazzi (oggi direi affettuosamente ‘merenderos’) senza rendersi bene conto dell’odissea che stavano progettando decisero di costruire una “cariola” da sterrata,con un fondo in lamiera rinforzata,la ruota di una bici e un kit-sci da mettere sotto in caso di neve.Questo per portare la miriade di prelibatezze e fare bagordi prolungati al rifugio.

Eravamo in sette.Avevamo due zaini a testa,uno davanti e uno dietro.E la “carretta” piena…

Fu un incubo.

Partimmo alle 8 del mattino da Palombaro e arrivammo su al rifugio alle 22:30 di sera.

Carichi come muli,tre di noi con delle corde legate in vita per trainare “la bestia” e due per lato dietro che sostenevano un bastone sotto i manici di quella diavoleria.

Io indossavo il corredo militare:la mimetica,lo zaino alpino “vecchio stile”(quello di stoffa) e…gli anfibi!

Arrivai su con le spalle tagliate dagli zaini e i piedi come due zampogne e pieni di vesciche.

Seguirono due giorni e due notti di abbuffate senza regole:dolci,salati,birre,super alcolici e agnello porchettato con 5 chili di patate sotto la cenere alle 6 di mattina…(non sto scherzando:avevamo un agnello porchettato e il "coppo" d'acciaio per cucinarlo,una cassa di birra con bottiglie di vetro,5 kg di patate e solo Dio sa cos’altro!)

Ma nonostante l’odissea della salita quel posto mi conquistò letteralmente.

Rimasi abbagliato e sedotto dalla bellezza della natura incontaminata,dal silenzio,dall’immenso panorama…Insomma per me fu una vera e propria rivelazione.Ancora oggi penso che in quei 3 giorni nacque il mio amore per la montagna.

Una volta sceso avevo l’impressione di essere stato su un altro pianeta;a migliaia di anni luce di distanza…un altro mondo.

Cominciai subito a sognare di tornarci…ma ne avevo una paura fottuta.

Insomma quel posto mi affascinava e mi spaventava allo stesso modo,avevo paura di perdermi,che cambiasse il tempo,che mi succedesse qualcosa di brutto.

Seguirono altre salite al D’Ugni sempre in stile “merenderos”,sempre stracarichi e sempre restando almeno 2 notti,”perché sennò non ne vale la pena” dicevano i miei accompagnatori.

Col passare del tempo sono salito sul monte d’Ugni decine e decine di volte in tutte le salse:dalla valle di Palombaro,da Colle Strozzi,dalla strada,in compagnia,da solo e in tutte le stagioni.

Ho pernottato tantissime volte sia al D’Ugni sia al Martellese anche da solo e d’inverno.

Quindi i modi (e soprattutto i tempi!) di salire sono cambiati,ma la montagna rimane sempre quella.

Il mio primo amore.Un posto stupendo.

E ogni volta che ci torno mi sento come se tornassi a casa.

E come raccogliersi in meditazione soli con se stessi,tornare alle origini.

Dopo tanto peregrinare per i vari massicci dell’appennino centrale,la Majella rimane sempre “casa mia”,soprattutto la zona “Feudo Ugni”.




9/3/2008




La scorsa settimana è nevicato un bel po’…e io ne sono felice visto che guardando la Majella sembrava fine Maggio…da est rimanevano imbiancati solo l’Acquaviva e le Murelle,da ovest solo le “rave”.

Questa nevicata mi ha fatto venire per l’ennesima volta la voglia di tornare “a casa”…

Parlato con Rino (ma dovrei dire trattoRino visto come cacchio cammina…) ci accordammo per fare Colle Strozzi,io con gli sci-alpinismo e lui che non scìa con le ciaspole.

Ci incontriamo alle 7:30 al “pennese”,bar-rosticceria sotto Casoli e partiamo.

Alle 8 ci avviamo sulla sterrata,sci e ciaspole in spalla.

Siamo abbastanza leggeri e veloci,arriviamo al primo rifugio,dove incontriamo le prime chiazze di neve e voltiamo nel bosco più ripido verso Colle Strozzi.

Qui Rino “se ne và”.Batte la traccia,io la seguo e faccio una fatica immane a stargli dietro.

Fa un caldo boia,procediamo in maglietta e finalmente usciamo dal bosco.



Calziamo sci e ciaspole e continuiamo a salire,l’ambiente è sempre favoloso,la fatica comincia a essere piacevole.














Alle 11 siamo al D’Ugni.Ho con me la pala,quindi libero l’ingresso,tiriamo fuori una panca di legno e ci accomodiamo...




Il caldo ci costringe addirittura a toglierci la maglietta,è veramente piacevole stare qui sulla neve a goderci il sole!

Mangiamo,beviamo,chiacchieriamo e ci facciamo un autoscatto.

Dopo un po’ ci ricomponiamo e iniziamo la discesa…Rino va avanti visto che io sarò più veloce,gli do la mia fotocamera e ci accordiamo perché mi faccia delle riprese mentre scìo (ma sarebbe più corretto dire “mentre perdo quota” visto che la mia tecnica sugli sci è quella che è…).

Inizio la discesa,la neve è fantastica! Fresca ma non polverosa,leggermente appesantita dal sole,molto piacevole e non difficile da sciare.

Disegno le mie curve sul bianco immacolato,e questo mi piace davvero tanto,mi fermo a guardare indietro,respiro a pieni polmoni e mi godo il sole di questo posto fantastico…

Rino mi riprende,chissà cosa ne verrà fuori!




Raggiungiamo il bosco,togliamo sci e ciaspole e ci avviamo spediti in discesa,alle 13 siamo alla macchina.

Mentre torniamo all’auto di Rino un cucciolo di cinghiale “pascola” indisturbato quasi in mezzo alla strada…lo guardiamo basìti…non scappa!

Approfitto della sua benevolenza (o ingenuità?) per fargli qualche foto ricordo.

Decidiamo di concludere la giornata a casa mia visto che Rino non ha internet e vuole vedere questo blog.

Per l’occasione acquistiamo anche un po’ di porchetta…che mi ricorda l’agnello porchettato di cui sopra…



Ancora una volta il nomade è tornato.

A quando la prossima?



10 commenti:

Anonimo ha detto...

wei,mitico!! bello il video!!! e ello anche il racconto!! più o meno anche io ho cominciato così ad amare così tanto questa Signora.. la Maiella... è un luogo meraviglioso!! spero tanto un giorno di poter riuscire a fare un minimo di quello che fai tu.. bravo luca!!! continua così!!e soprattutto continua a scrivere! così le "vivo" anche io queste avventure!!!! un bacio da Vale!!!

Anonimo ha detto...

ciao, descrivi così bene questi posti e trasmetti altrettanto bene le tue emozioni ke fai venir voglia di andare a visitare "casa tua"...proprio bello il racconto "dell'iniziazione" a ciò ke è diventato il tuo grande amore:la tua majella!! Bacetto.

casmau ha detto...

Ciao Luca, ho letto con molto piacere quello che hai raccontato, molto bene e con passione. Volevo dirti che tanti anni fa feci anch'io una salita sulla sterrata del Feudo d'Ugni, carichi anche noi con vecchi zaini pesanti per rimanere a dormire su. Durante la salita trovammo una cariola, ci mettemmo gli zaini e salimmo, salimmo. Passammo 2 giorni fantastici in uno dei posti più belli dell'Appennino. Anch'io sono dovuto tornare, anche se non è proprio dietro casa mia.
Grazie per il bel racconto.
Maurizio

Anonimo ha detto...

bel giretto luca...ieri con cristiano siam stati all'arco naturale al sirente,via fantastica te la consiglio..!ciao da nicola

AppenninistaDoc ha detto...

Grazie...mi fa piacere che vi è piaciuto.

Anonimo ha detto...

Ciao Luca...è da un pò che non ci si sente...complimenti per le tue avventure, ogni tanto ci dò un'occhiata...quando il mio ginocchio sarà nuovamente in forma ti farò concorrenza con delle emozionanti avventure alpine...
un bacio...Erica

Anonimo ha detto...

a Lu' sta storia della carriola non la sapevo....bella! E' i merenderos ora che fanno? mannaggia ad avere 10 anni in meno altro che 1 pernotte l'anno...ciao Cristiano

Andrea ha detto...

Ciao grande!!!
Come stai?
E' da tanto che non ci vediamo, sempre bellissimi ricordi riaffiorano quando ripenso ai tempi in cui ce ne andavamo in giro per i monti insieme.
Ci vediamo presto, magari organizziamo una bella rimpatriata al d'Ugni, è davvero un posto magico quello!!!
A presto e buona Pasqua,
Andrea

AppenninistaDoc ha detto...

X Erica:grazie della visita! E tanti auguri per il tuo ginocchio.

X Cristiano:Dei merenderos solo qualcuno frequenta ancora la montagna..

Andrea! Quanto tempo!...é un piacere risentirti.Buona pasqua anche a te e a presto!

Anonimo ha detto...

grazie per le stupende immagini e foto che metti sulla Maiella....

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