lunedì 20 aprile 2009

INTO THE WILD 14/3/2009 Parete Nord del Sirente


“TRANSIBERIANA”



Il versante nord del monte Sirente (2349m) è una grande muraglia appenninica.
Larga circa 10 km e alta in alcuni punti fino a 700m,dai prati (cioè dalla strada) appare abbastanza compatta.In realtà la parete è molto articolata e ‘profonda’:ripidi pendìi erbosi,canali e ghiaioni inframezzati da enormi pilastri di roccia a volte compattissima e altre totalmente marcia.



Per le sue caratteristiche d’estate è quasi totalmente snobbata;sono noti invece i principali canali che la solcano,(Maiori,Lupara e un po’ meno anche i più ripidi ‘gemelli’ destro e sinistro) affollati nelle calde domeniche primaverili da sci alpinisti di tutto il centro Italia.
Nella stagione fredda la nord si trasforma in un grandioso terreno d’avventura.Alquanto inavvicinabile se non con un meticoloso studio delle condizioni,questa parete presenta notevoli pericoli oggettivi;soprattutto di valanghe,in più molto spesso le cornici che si formano all’uscita sono grandi come palazzi.

La prima volta che “assaggiài questo ambientino” fu l’11 Febbraio 2006,Cristiano ed Io andammo per tentare la “Via dell’Arco Naturale”,una classica,ma sbagliammo attacco e fu così che lui si ritrovò a lottare per quasi 3 ore in un diedro verticale di roccia liscia pieno di neve inconsistente al centro,senza venirne a capo.Dovette arrendersi,buttò giù una doppia e ce ne tornammo a casa con la coda fra le gambe dopo aver preso un sacco di freddo.



La seconda volta sempre con Cristiano fu il 30 Marzo 2006,salimmo il braccio destro della X e uscimmo per ‘Supercanaleta’ a tiri alterni,fu una splendida giornata e per me una grande esperienza.



Tornài da quelle parti il 9 Aprile sempre del 2006 a fare il canale Maiori con gli sci e anche quel giorno mi divertìi molto.
Negli inverni successivi l’entusiasmo delle mie prime cascate di ghiaccio fece allontanare il Sirente e la sua nord dai miei obbiettivi,Cristiano invece continuò a studiare e sognare…tanto che riuscì a ripetere gran parte delle vie invernali esistenti sulla parete e a tentare nello scorso inverno con Nicola Carusi una nuova linea,molto logica nel settore destro.
Fecero due tentativi tra metà e fine Febbraio,ma furono respinti dalle continue slavine che battevano il tratto chiave,un vero e proprio ‘imbuto’ dove si incanala tutto ciò che viene giù dall’alto.
Quest’inverno Cristiano e Nico tornarono varie volte al Sirente e aprirono due vie nuove.L’annata è stata nevosissima e sembrava troppo pericoloso tentare la via dell’anno scorso,ma in appennino le condizioni cambiano velocemente…!
Dopo una proiezione di Cristiano sul Sirente nella sede CAI,lui e Nico mi dicono che il Sabato successivo sarebbero andati di nuovo a tentare quella linea.
Io per quel week-end ero più orientato ad approfittare degli ultimi giorni utili a scalare sul Matese,ma il mio ipotetico compagno Marco non può venire,così inizia la battaglia interna nella mia testa:A-“E se ci andassi anch’io?” B-“Ma con quelle cornici…” A-“Cristiano avrà studiato bene le condizioni…” B-“Non si può prevedere tutto…” e cosi via.
Non voglio comunque rimanere a casa,di sciare non ho voglia…decido di mettermi in gioco e chiamo Cristiano.
Si parte presto,l’appuntamento è alle 4 a Lanciano.Preparo lo zaino abbastanza teso,con le foto della parete (e le sue cornici) che continuano a tornarmi in mente;dormo poco e male finchè il brutale suono della sveglia mi riporta nel mondo reale.
Ci incontriamo con Nico alle 5,30 ai prati del Sirente,sistemiamo le corde sugli zaini e ci avviamo verso la parete,la neve è dura e il sole ci sorprende nel bosco.



Quando usciamo allo scoperto sono invaso dalla solita sensazione che mi procura questo posto in inverno:mi sento infinitamente piccolo e vulnerabile... Come al solito i coni di valanga alla base dei colatòi sono enormi,come lo è la parete e le sue cornici in alto.



La giornata è limpida,senza vento e anche abbastanza calda tanto che lascio il guscio in goretex nello zaino.
Arrivati alla base ci prepariamo e mangiamo,intanto il sole inizia a scaldare la parte alta della parete e di conseguenza il nostro colatoio d’attacco inizia sistematicamente a scaricare farina,a intervalli regolari.



Non indugiamo troppo,filiamo le corde e Cristiano parte.Il primo tiro è costituito da una bellissima goulotte di circa 15 metri a 70/75°,il primo sale tranquillo,fermandosi di tanto in tanto a proteggersi e ad attendere gli intervalli tra le piccole slavine che lo investono.
Nico lo assicura,io scatto foto.



Quando arriva il mio turno mi godo la goulotte,che immette in un grande ‘pianoro’ a 40° chiamato il “terrazzone”.



Da qui un centinaio di metri in conserva attiva ci portano sutto l’imbuto,cioè il tratto chiave della via e il punto più alto raggiunto nei loro tentativi precedenti.



L’anno scorso questo tratto presentava un salto verticale di circa 15m senza ghiaccio,dove Cristiano salì in artificiale,quest’anno si presenta stracolmo di neve e il salto è di appena 5m.
Le slavine qui sono più grandi e più frequenti,anzi regolari ogni 2-3 minuti.
La paura che possa improvvisamente arrivare qualcosa di più grosso che ci spazzi via tutti e tre c’è,me la sento addosso e mi accompagnerà per i due tiri successivi.



Cristiano sale spedito e in libera,quando una slavina un po’ più grande lo investe proprio sulle difficoltà ho paura per lui e per noi,per fortuna rimane fermo e impassibile,a testa bassa e appena la scarica finisce arriva in sosta;poco dopo mi urla di partire.
Salgo come un razzo recuperando tutto il materiale per alleviare il compito a Nico,sono fortunato nel centrare l’intervallo fra le slavine.



Al terzo va un po’ peggio,quando arriva con la sua giacca rossa e tutta la neve addosso sembra babbo natale…





La sosta è parzialmente riparata,a ogni scarica ci schiacciamo tutti e tre contro la roccia.
Se la parete fosse un corpo umano questo sarebbe senza dubbio il suo orifizio anale… (perdonate la volgarità del paragone ma calza a pennello…)
Meglio togliersi di qui il più in fretta possibile!
Segue un tiro diagonale verso sinistra per entrare nel canale superiore principale,facile ma esposto;a metà lunghezza Cristiano si ferma ad immortalarci e subito dopo è fuori dal nostro campo visivo.



Ci recupera e finalmente tiro un sospiro di sollievo…qui l’ambiente si apre in un grandioso anfiteatro,la vista spazia e non siamo più sotto il tiro delle scariche.
Osservo stupito e incredulo i piccoli e insignificanti ‘rivoli’ di neve che riversandosi tutti insieme nell’imbuto formano le scariche che ci cadevano addosso.
Nonostante il dolore lancinante alle dita della mano sinistra,dovuto all’effetto ‘scongelo’ sono pervaso dalla classica sensazione di rinascita che si prova quando si è appena scampati a un grave pericolo.



Da questo punto per 300m circa saliremo in conserva attiva,immersi in una natura selvaggia,ora su ghiaccio vivo,ora sprofondando fino alle ginocchia,in questo lungo tratto le pendenze variano da 35 a 55°,con brevi goulotte a 65° e tratti di misto.







Facciamo un paio di soste per restituire al primo tutto il materiale,e intanto col naso all’insù osserviamo l’enorme cornice penzolante sulle nostre teste,che avvicinandosi rivela crudelmente la sua vera dimensione
.



Arrivati a un centinaio di metri dal ‘mostro’ facciamo sosta,vediamo due possibili punti d’uscita,dove non strapiomba e scegliamo quello di sinistra,che sembra più facile.
Qui la pendenza aumenta,il primo mangia una barretta mentre studia dove passare,prima di partire per il penultimo tiro,che si rivelerà bello e non banale.



L’ultima sosta è su due friend,sopra di noi 50 mt di pendio sempre più ripido prima del muretto finale di un paio di metri,sopra c’è il sole!



Cristiano và…sprofonda e fatica prima di arrivare sotto il salto,qui si protegge con un fittone e inizia il lungo lavoro di pulitura-scalettatura.



La neve è verticale e inconsistente,le piccozze non fanno presa ed è indispensabile scavare dei buchi per i piedi.
Nico lo assicura e io scatto foto,proprio come nel primo tiro e tutti e due esultiamo quando finalmente esce.







Uscire al sole è una delle emozioni più belle quando si scala una nord,un piacere fisico per il sole che scalda il viso dopo ore e ore all’ombra,un piacere mentale con calo della tensione nervosa per le difficoltà e i pericoli alle spalle,un “ritorno alla luce” insomma.
Sbucando fuori la goduria si ripete.



Mi guardo attorno,è una splendida giornata,vedo due sci alpinisti salire verso la vetta.Nella contemplazione mi perdo nei miei pensieri e mi chiedo quale attività praticata in montagna mi da più soddisfazioni;non so rispondermi,alpinismo su roccia,ghiaccio,falesia o scialpinismo,sono tutte diverse,ognuna con le sue ‘gioie’ e i suoi ‘dolori’…



Nico spunta dalla cornice,io lo fotografo e tutti e 3 ci stringiamo la mano.



Sono le 14:30,ci rilassiamo un attimo mangiamo qualcosa e rifacciamo su le corde prima di avviarci verso il gemello sinistro,il nostro canale di discesa;che imbocchiamo per una variante sulla sua destra orografica.



Questo canalino è molto interessante:45/50° costanti,in alcuni punti largo appena tre metri,io e Cristiano fantastichiamo un’ipotetica discesa in sci,con la neve giusta s’intende!
Intanto entriamo nel gemello e ci troviamo di nuovo con diverse “palazzine bianche” sospese sopra la testa,sono circa le 15:00 e il sole picchia,affrettiamo il passo.



Una volta fuori dal canale ci godiamo la vista della parete e della via appena salita,il ghiaccio quest’anno è ottimo e abbondante,e lascia immaginare diverse belle e ardite linee…ma sappiamo bene che sono condizioni molto effimere,e qui non siamo sul Matese,qui bisogna uscire!



Giunti tra i massi ghiacciati delle valanghe nel “frigorifero” del Sirente,(cioè la conca alla base della parete) togliamo ramponi e imbraghi,diamo un’ultimo saluto con gli occhi a “Transiberiana” (questo il nome pensato da Cristiano e Nico per la via) e ci inoltriamo nel bosco.



Il calore del giorno ha ammorbidito abbastanza la neve,camminiamo sfondando e discutiamo di allenamento arrampicata e corsa in montagna,l’attività preferita da Nico finchè arriviamo alle auto dove io faccio un po’ di streching,ci accomiatiamo da Nico e ripartiamo verso casa.

La Nord del Sirente d’inverno resta una grande avventura in un ambiente fantastico,per qualsiasi via la si salga.Provare per credere!

Complimenti a Cristiano per lo studio,la perseveranza e l’audacia.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

che dire....COMMOVENTE...Hai espresso perfettamente il concetto del perchè uno scala, del perchè uno parte pur sapendo che sentirà freddo, del perchè uno gioisce pur soffrendo...complimenti...
Saluti
Cristiano

Fernando ha detto...

Non ho parole... Mi hai portato dentro la parete... Anche se veramn
ente non ci potri mai stare...
Bella Luca... complimenti a tutti e 3. Un caloroso saluto.

nicola ha detto...

bella descrizione luca!belle foto che aspettavo di vedere...il sirente è sempre speciale!ciao nicola

Anonimo ha detto...

Bel racconto ed eccellente resoconto, della salita e dell'ambiente invernale al Sirente, supportato da una bella documentazione fotografica.
(guardavo la "cascata" sotto il Terrazzone, davvero in buone condizioni che quasi non la riconoscevo; quando l'abbiamo salita nel '93 era incrostata solo di ghiaccio di fusione, per questo la chiamammo cascata).
Bella salita ed una chicca in più per il Sirente!
Guardavo il tuo palmares di salite, complimenti, ti sei dato da fare da quella prima timida invernale al Pizzo Camarda del 20/03/2005 :o)
Un saluto
Giancarlo Guzzardi

Anonimo ha detto...

Sono ancora Cristiano, volevo fare 2 puntalizzazioni, il primo tiro di 15mt a 70-75 è in realta di 50mt (arrivai quasi a fine corda a fare sosta se Luca ben Ricorda) di cui 25 oltre 70° e una decina sugli 80°...poi riguardo ai tentativi 2008 NON salii in artificiale, bensi in artificiale applicai 2 chidi di protezione! Il resto è tutta libera perchè i chiodi erano messi in modo da trattenermi in caso di volo, quindi non seguivano la linea di ghiaccio che ho usato in salita. In poche parole ho messo il 2° chiodo più in alto possibile...poi giù un paio di metri per salie sulla sx, su ghiaccio dove ho proseguito proteggendomi ancora con 1 chiodo messo in libera e ancora 1 ch ghiaccio (o fittone non ricordo) messo ancora in libera, poi su su pendio più appoggiato fino in sosta...Era giusto per la 2precisione" visto che nel primo tentativo riuscii a piantare solo il più basso dei 2 ch del passo chiave (1h30 di sforzi tra slavine) mentre nel secondo tentativo altre 2h per finire il tiro (sempre sotto piccole slavine).
Saluti
Cristiano

AppenninistaDoc ha detto...

Grazie a tutti.
Mi scuso per eventuali errori o imprecisioni,io ho raccontato la mia esperienza e scritto i fatti per come li conoscevo.

Anonimo ha detto...

Bella salita e bel racconto di una giornata speciale. Complimenti.
LB

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